LA STORIA DI PAOLA
LA MERLETTAIA

Com’è vivere in un’isola così particolare?

Io ci vivo bene, non andrei in nessun altro posto. Si vive tranquilli, è un’isola a dimensione d’uomo. Qui non sei anonimo, ci si conosce tutti e bene o male è come una famiglia, non è come vivere in una grande città, in cui non conosci nessuno. A me piace vivere qui.

Com’è nato il merletto di Burano?

Dicono che durante la serenissima ci fosse molta povertà, per poter mettere qualcosa in tasca anche quando arrivava l’inverno, quando i pescatori non andavano tanto a pescare.

Com’è fatto il merletto di Burano?

Il nostro merletto è tutto un nodo, costruiamo la trama e ogni punto è un nodo. A pellestrina invece fanno il fusello, che sarebbe un intreccio, una tessitura, è completamente differente. Invece a Chioggia facevano il Filè, come la rete dei pescatori, la mettevano su un telaio e facevano tutti i vari disegni, molto differente anche quello dal nostro. La tecnica del merletto di Burano è stata poi esportata, con il tempo, in gran parte d’Europa.

Questo è un negozio storico del merletto, ci racconta la storia?

Inizialmente si vendevano le stoffe e confezioni, poi abbiamo cominciato con il merletto, ormai 50 anni fa, siamo stati uno dei primi negozi che si è messo a vendere il merletto a Burano.

Come ha imparato l’arte del merletto?

Una volta c’era la scuola del merletto qui a Burano, tutte le stanze di quello che adesso è il Museo del Merletto, una volta erano piene di ragazze, donne non sposate, perché una volta sposate bisognava seguire la famiglia. Portavano comunque il lavoro a casa, era l’unica risorsa che le giovani donne avevano qui nell’isola per racimolare un po’ di denaro e aiutare la famiglia.

Come funzionava la scuola del merletto?

Avevamo delle maestre buranelle che ci insegnavano a fare il merletto, se non facevi bene dovevi fare tutto da capo, fino a quando non era tutto perfetto. Infatti quando si usciva dalla scuola del merletto si lavorava bene. Io ero andata alla scuola del merletto per imparare il ricamo, poi però avevo tanto mal di testa e allora ho cominciato con il merletto, per tre anni. Poi ho smesso perché non è che mi piacesse tanto. Poi invece più avanti con gli anni ho ripreso perché mi piaceva.

E dopo la scuola del merletto?

Ho aiutato mio fratello, che aveva una bottega di alimentari qui a Burano. Poi invece sono andata a Mestre per un’anno e sono andata a scuola. Poi sono andata in Inghilterra, a 21 anni. Avevo rotto con il fidanzato e ho deciso di andare in Inghilterra, da una famiglia di amici che venivano spesso a Burano, ho preso la palla al balzo e ho chiesto se potessi andare con loro. Sono stata 3 mesi, mi hanno portata in giro dappertutto e per ringraziarli gli ho regalato un centrino fatto da me. Poi sono tornata a Burano, ho finito la scuola, ho fatto pace con il mio fidanzato, ci siamo sposati e abbiamo cominciato con il merletto.

Com’è il rapporto con i turisti?

Piacevole, si parla con altra gente, si scambiano idee. A me piace poter comunicare con altre persone. Poi vengono qui perché Burano è bella, è proprio un’isola bella. La sto facendo proprio adesso in merletto (mi mostra un bellissimo e coloratissimo merletto che raffigura uno scorcio di Burano).
“Ogni volta che devo andare in terraferma con il traghetto e torno a Burano mi si apre il cuore, tutti quei colori.”

Il mestiere del merletto rischia di perdersi?

Purtroppo si, dovrebbero insegnarlo nelle scuole. A me dicevano “impara l’arte e mettila da parte”, io ho imparato e poi quando sono diventata più anziana ho ripreso.

Adesso insegnate alle nuove generazioni?

A quelle che vengono qua si. Lei per esempio non lo sa fare ma disegna, lei invece disegna e sa farlo. Un’altra ragazza sta imparando a fare. Non è che sia facile eh, ci vuol tempo prima di saperlo fare bene, bisogna praticare parecchio. Invece per il disegno devi essere portata, bisogna avere fantasia e loro ce l’hanno, sono molto brave.